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Sorano è un comune della provincia di Grosseto con circa 3500 abitanti, dista dal capoluogo circa 80 km. Il territorio comunale include, oltre al centro di Sorano, anche alcune frazioni di notevole rilevanza storica come Sovana, antica capitale dell'omonima contea, oltre a Castell'Ottieri (antica capitale) e Montorio (centro strategico) della Contea degli Ottieri.
Il territorio comunale di Sorano si estende nella parte orientale dell'Area del Tufo. Confina a nord con il comune di Castell'Azzara, a est con i comuni laziali di Acquapendente, Proceno, Onano e Latera, a sud con il comune di Pitigliano, a ovest con i comuni di Manciano e Semproniano.
Il capoluogo comunale è situato 379 metri s.l.m. su una rupe di tufo che, da est, domina un tratto del corso del fiume Lente; si trova al centro di un territorio che si sviluppa prevalentemente a quote collinari, seppur intervallato da conche e rilievi. L'altitudine più bassa si registra nel Pianetto di Sovana, presso l'omonima località, con quote attorno ai 270 metri, mentre le quote più elevate, di tipo montano, si registrano sulla vetta che sovrasta la frazione di Montevitozzo (926 metri s.l.m.) e sul Monte Elmo (829 metri s.l.m.), due rilievi che interrompono in modo netto il paesaggio collinare.
I fiumi principali sono il Fiora, che delimita a ovest il territorio comunale scorrendo da nord verso sud, e il fiume Lente, suo affluente di sinistra, che ha le sorgenti nel territorio comunale di Sorano. I d'acqua minori, tra cui lo Stridolone, presentano carattere maggiormente torrentizio.
Una serie di sorgenti termali, note come Terme di Sorano, sgorgano lungo un torrente che scorre a circa 3-4 km a sud del centro.

Frazioni : Cerreto,Sovana,Elmo,Montebuono,
Montevitozzo,S.Valentino,Castell'Ottieri,
S. Giovanni,Montorio,S. Quirico.

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I primi insediamenti umani in questo centro si perdono nella notte dei tempi, probabilmente già in epoca villanoviana fu abitato, ma le notizie sono troppo scarse per trarre delle conclusioni precise.
Certa è invece la presenza degli etruschi come testimoniano le numerose aree con tombe a camera e colombari, ma il suo nome "Soranus" ne testimonia indubbiamente la romanità. La storia scritta di Sorano inizia il 9 ottobre dell'anno 862, quando venne costituita dall'imperatore Ludovico II la Contea Aldobrandesca, successivamente lo ritroviamo in documento dell'anno 1172, quando il castello compariva come una proprietà della famiglia Di Bartolomeo, sempre sotto il potere degli Aldobrandeschi. Le sorti del paese seguirono quelle di questa potente famiglia, fino al 1312, quando si estinse, dopo ben 450 anni di dominio feudale, trascorsi tra battaglie, guerre e lotte di supremazia.
Nel 1312 infatti morì l'unica figlia di Ildebrandino di Giuglielmo, ovvero la contessa Margherita che andata in sposa a Guido di Montfort conte di Leicester, aveva dato alla luce la sola Anastasia sposata il 25 Ottobre del 1293 con Romano Orsini a cui portò in dote l'antico feudo. Nel XIII secolo quindi la fortificazione, insieme a tutta la contea, passò sotto il dominio della famiglia Orsini, e divenne il vero e proprio baluardo difensivo di questa famiglia. Respinse più volte gli attacchi della repubblica di Siena che trovava quì un passaggio obbligato per aprirsi una via verso il mare (Talamone).
Nell'anno 1417, tuttavia pur non avendo conosciuto l'onta delle sconfitta, la contea di Sorano e Pitigliano insieme al feudo limitrofo di Castell'Ottieri fu costretta a firmare un trattato dove dichiarava di sottomettersi alla indiretta sovranità dello stato senese. Tale patto decadde nel 1555 con la caduta della repubblica di Siena e Niccolò Orsini riaffermò la sua potestà sulla contea. Quest'ultimo fece rinforzare la rocca che divenne una vera e propria fortezza che seppe infatti resistere a numerosi attacchi anche da parte di eserciti stranieri.

L'importanza di Sorano in questo periodo fu tale che venne definita "lo zolfanello delle guerre in Italia".
Nel 1604 cessò il dominio degli Orsini ed il paese passò sotto la giurisdizione dei Medici fino al 1737 quando subentrarono i principi di Lorena e Sorano conobbe il suo periodo migliore, infatti vi fu un notevole incremento demografico e un miglioramento della situazione economica generale. Da quì Sorano seguì le sorti del Granducato di Toscana fino all'annessione al regno d'Italia con il plebiscito del 1860.

Centro Storico



Porta di Sopra

Costituisce una delle due porte di accesso al borgo di Sorano e, sul lato esterno, è preceduta da una piazza sul cui lato sinistro vi è un sistema di logge dalle quali si osserva un panorama spettacolare: si trova ai piedi della Fortezza Orsini Una volta attraversata, si entra nel nucleo storico di Sorano, caratterizzato da stretti vicoli, che si adattano ai numerosi dislivelli della rupe. Via Selvi è la strada principale che si incontra non appena superata la Porta, in questa strada sono presenti le principali attività commerciali ed artigianali del centro storico, nonché quella che si ritiene possa essere stata la prima sinagoga di Sorano. Ogni anno nel periodo compreso tra il 10 ed il 20 agosto partendo dalla Porta lungo via Selvi fino ad arrivare nella parte bassa del centro storico, verso la Porta dei Merli, si svolge una mostra mercato dell'artigianato ove è possibile trovare in mezzo a banchi di ogni genere, oggetti tipici dell'artigianato soranese e maremmano.

Logge Panoramiche

La Fortezza Orsini
















La Fortezza Orsini di Sorano è un'imponente complesso fortificato e residenziale situato nella parte alta dell'omonima località, in posizione dominante rispetto a tutto l'abitato e al territorio circostante.
La fortificazione sorse come rocca aldobrandesca nel corso del XII secolo.
Ingresso della Fortezza OrsiniDopo essere passata nella Contea di Sovana a seguito della spartizione dei beni della famiglia Aldobrandeschi, il complesso venne ereditato dagli Orsini alla fine del Duecento, che la fecero diventare una delle loro più importanti residenze e il centro del potere della loro contea assieme al Palazzo Orsini di Pitigliano.
L'imponente struttura riuscì a resistere, rimanendo indenne, a tutti gli assedi che vennero condotti dagli Orvietani (XIV secolo), dai Senesi (1416-17 e 1454-55) e dalle truppe dello Stato Pontificio che, in epoche diverse, tentarono più volte la conquista di Sorano per annetterlo al loro territorio.
Nel corso del Cinquecento, furono effettuati una serie di lavori che ampliarono il complesso, renendolo ancor più possente. Tuttavia, la successiva caduta politica della Contea degli Orsini e la conseguente annessione di tutti i suoi territori al granducato di Toscana determinarono la trasformazione della fortezza in presidio militare mediceo, fino alla dismissione avvenuta nella prima metà del Settecento.
Nei secoli successivi, il complesso andò incontro ad un lungo periodo di declino che ha compromesso alcuni punti della struttura; fortunatamente, una serie di interventi di restauro condotti a cavallo tra la fine del secolo scorso e gli inizi del nuovo millennio, ha permesso di riportare la fortezza agli antichi splendori.
Facciata della Fortezza OrsiniLa Fortezza Orsini di Sorano si presenta come una struttura architettonica molto complessa, raggiungibile dalla parte bassa attraverso una porta, originariamente munita di ponte levatoio.
Dalla porta ha inizio una rampa di scale parzialmente coperta che collega 2 cortili su differenti livelli, disposti attorno alla zona più antica del complesso.
Il castello è il nucleo originario della fortificazione e comprendeva l'antica residenza padronale; il fossato e le cortine murarie a picco erano l'ulteriore dispositivo di difesa del castello. Al suo interno, grazie agli ultimi restauri, sono venuti alla luce alcuni affreschi di scuola senese del Cinquecento; alcuni di questi, voluti da Niccolò IV degli Orsini, raffigurano la celebre canzone di Giovanni Boccaccio "Io mi son giovinetta" (Decamerone, IX giornata).
L'area più antica comprende anche una torre a sezione circolare, che era parte integrante dell'antica rocca aldobrandesca.
La parte cinquecentesca della fortezza è costituita da un edificio, ristrutturato in stile neoclassico, che si trova nella seconda parte del complesso lungo il lato occidentale delle mura, in gran parte compromesso dal degrado dei secoli scorsi. Il fabbricato è collegato a due bastioni angolari a punta, quello di San Marco a est e quello di San Pietro a ovest, dove è collocato anche un grande stemma d'angolo.
L'intero complesso è adibito ad area museale dove ha sede il Museo del Medioevo e del Rinascimento.
Particolare dello StemmaIl fastoso stemma, raffigurante i leoni rampanti e le barre, le rose e l'orso araldico, rappresenta sia la famiglia Aldobrandeschi che quella degli Orsini che ereditò successivamente il complesso.
Il simbolo degli Aldobrandeschi era infatti rappresentato dai leoni rampanti, mentre le barre, le rose e l'orso araldico raffiguravano la casata degli Orsini.

il Masso Leopoldino


Il Masso Leopoldino, noto anche come Rocca Vecchia, è una struttura fortificata situata nel centro storico di Sorano. La sua ubicazione è in Piazza del Poggio, all'estremità nord-occidentale del borgo e, assieme alle Mura di Sorano e alla più imponente Fortezza Orsini, era parte integrante del sistema difensivo della cittadina dell'Area del Tufo.
Una primitiva struttura fortificata, chiamata Rocca Vecchia a seguito della costruzione della più imponente Fortezza Orsini, era già presente in epoca medievale, essendo peraltro di epoca più antica rispetto all'altra fortificazione che domina Sorano dal lato sud-orientale.
La fortificazione del Masso Leopoldino comprendeva fin dalle origini la Torre dell'Orologio ed era utilizzata, sia come presidio con funzioni di avvistamento che come luogo di rifugio della popolazione in caso di assedio nemico: entrambe le funzioni iniziarono a decadere a seguito della costruzione della vicina rocca aldobrandesca, divenuta in seguito la Fortezza Orsini.
All'interno del complesso vi fu costruita in seguito anche la chiesa di Santa Caterina, le cui origini sono da ricercare tra il tardo medioevo e il periodo rinascimentale, venendo citata per la prima volta in un documento del 1565.
Tra il 1801 e il 1804 si verificarono una serie di frane, a causa dell'instabilità della rupe di tufo che si determinò a seguito di alcuni lavori di scavo ai livelli sottostanti. Tali eventi franosi causarono alcune decine di morti tra la popolazione, oltre a far crollare l'antica chiesa e alcune parti della fortezza, che subì ingenti danni. Nei due decenni successivi furono effettuati i lavori di restauro e di recupero della struttura, che da allora prese la denominazione di Masso Leopoldino, in ricordo del granduca che finanziò il progetto di recupero: nonostante l'ottima opera di riqualificazione, la chiesa ed altre parti dell'originaria rocca furono irrimediabilmente perdute.
Ulteriori interventi furono effettuato tra gli anni 60 e gli anni 70 del secolo scorso per la messa in sicurezza dello sperone tufaceo su cui sorge la fortificazione.
Il Masso Leopoldino si presenta come una possente struttura fortificata, con orientamento longitudinale lungo l'asse nord-sud.
Il complesso è interamente delimitato su tutti i lati da un alto basamento a scarpa, rivestito in conci di tufo, che si interrompe soltanto in prossimità della rampa di accesso, il cui inizio è sulla Piazza del Poggio: sui lati esterni al borgo, i basamenti a scarpa digradano a strapiombo verso la sottostante rupe di tufo.
Parte integrante del complesso fortificato è la Torre dell'Orologio, a sezione quadrata con meraltura sommitale poggiante su un coronamento di mensolette e archetti ciechi, che venne eretta in epoca medievale per contenere la campana comunale situata sulla vetta; al di sotto del coronamento è presente l'orologio che conferisce la denominazione alla torre medesima, che si eleva sulla punta meridionale della fortificazione, addossata al sottostante basamento a scarpa.
L'area della fortezza in cui sorgeva la chiesa di Santa Caterina è stata trasformata in una terrazza panoramica.

il Parco Archeologico

La Chiesa di San Niccolò

La collegiata di San Niccolò è un edificio sacro situato a Sorano. La chiesa è ricordata per la prima volta nelle Decime del 1276 come suffraganea della pieve di San Nicola di Selvena. Intorno al 1290 vi lavorarono per conto della contessa Margherita di Monfort maestranze senesi. Nel 1509 divenne collegiata. Importanti ampliamenti e ristrutturazioni avvennero nella seconda metà del XVIII secolo. Recentemente, subito dopo la scomparsa di papa Giovanni Paolo II, grazie anche all'interessamento di Angelo Comastri, arciprete della Basilica Vaticana, nella collegiata di San Niccolò sono state esposte le vesti con la croce d'oro del papa stesso.
Del primitivo impianto romanico rimane visibile solo la parte posteriore in filaretto con evidenti restauri e ampliamenti che hanno modificato la struttura originaria che oggi si presenta croce latina irregolare. La facciata si presenta in forme classiche mentre l'interno è diviso in due navate, con quella destra insolitamente più ampia di quella sinistra.
All'interno, nel transetto sinistro, si conserva una tela con "San Giuseppe" di Pietro Aldi (XIX secolo).



Santa Felicissima

Santa Felicissima was resconstructed from a bunch of bones brought from Rome in 1772 to the town of Sorano, in lower Tuscany, where this relic now lies in the church of San Niccolò. here's an interesting extract from a book by a man called Arturo Selvi, who it seems was responsible for the reconstruction of the body, the dressing and the jewelry: “gli consegnerò l’urna con la nostra santa, vestita all’eroica, con il sottoabito di stoffa di Francia, con il sopra abito di nobiltà colore perla e tutto guarnito di oro e argento, il materazzetto di damasco rosso, guarnito di gallone l’oro, li due cuscini dove tiene appoggiato il braccio dritto sono di velluto colore rubino con li suoi galloni di oro, quatto fiocchi parimenti d’oro, il vaso di cristallo dorato al di fora e dentro vi è la coppa con il sangue della nostra santa. Al dito piccolo della mano dritta, che tiene appoggiata la guancia, ci è un anello di uno smeraldo quarzo, con vari diamanti intorno della tolfa, è un dono della signora Paolina mia consorte; la corona di vari fiori che porta in testa è dono di mia cognata; tutto quello che troverete di più dentro l’urna, saranno piccoli doni che ho fatto io”